Bonus fiscali: le novità dal Governo

21 Gennaio, 2020   |  

Si apre la fase della riforma Irpef per favorire i ceti medi, che oggi scontano un’aliquota eccessiva, con nuove agevolazioni; ma ci sono molti ostacoli.

È stata appena varato il taglio delle tasse in busta paga ed ora si procede verso la prossima tappa, con il riordino dell’Irpef che – promette il Governo – dovrà favorire essenzialmente i redditi del ceto medio; quelli medio-bassi sono già stati compresi nell’eliminazione del cuneo fiscale che scatterà dal 1° luglio prossimo e porteranno un aumento, variabile e decrescente, fino alla soglia di 40 mila euro di redditi lordi annui, in prossimità della quale gli importi si riducono, scendendo sempre più in fretta per le fasce dai dai 30-35 mila euro  in su, e oltre la quale queste agevolazioni si azzerano.

Adesso nel mirino degli interventi c’è soprattutto la fascia di redditi fino a 55 mila euro annui, che corrisponde al terzo scaglione Irpef: sono milioni di lavoratori dipendenti e pensionati che pagano un’aliquota d’imposta del 38% nella fascia di reddito percepito compresa tra i 28 ed i 55 mila euro. Troppo, come anche il premier Conte e il ministro dell’Economia Gualtieri sembrano riconoscere, quando parlano della prossima introduzione di nuovi benefici e agevolazioni in favore di questa ampia categoria di cittadini. Si tratta dunque di vedere quali saranno questi nuovi bonus fiscali e come saranno realizzati.

Il fatto è che l’Irpef è un’imposta che non può essere toccata, o ritoccata, facilmente, sia perché il suo gettito è essenziale per le casse dello Stato (si tratta di quasi 160 miliardi di euro all’anno), sia perché attualmente esiste una giungla di detrazioni, esenzioni e agevolazioni di vario tipo che rendono complesso realizzare una “sforbiciata” con un risultato equo; occorrono interventi più profondi ed anche più impegnativi, com’è facile intuire.

Intanto i tecnici del Mef sono già al lavoro per realizzare le proposte da proporre sul tavolo del Consiglio dei ministri, con l’obiettivo di varare già entro aprile un disegno di legge di riforma dell’Irpef. Si tratta di un progetto ambizioso, che va in direzione opposta ai piani di flat tax sostenuti dall’opposizione ed in particolare dalla Lega; l’imposta, a quanto si apprende, rimarrà progressiva e dunque crescerà più che proporzionalmente all’aumentare dei redditi, anziché diventare “piatta” con aliquote uguali.

La proposta del Movimento 5 Stelle di accorpare gli attuali 5 scaglioni Irpef facendoli diventare solo 3 nel prossimo futuro, invece, tende ad appiattire le curve e la nuova Irpef con 3 soli scaglioni avvantaggerebbe soprattutto le fasce intermedie dei contribuenti italiani, che sono il maggior numero e pagano oggi la maggior parte dell’imposizione complessiva. Gli altri partiti della maggioranza preferirebbero invece l’introduzione di scaglioni più differenziati e precisi nel colpire le variazioni incrementali dei redditi, ad esempio con “micro-fasce” di qualche migliaio di euro di redditi, ciascuna delle quali con la sua aliquota.

Come scrive oggi Il Sole 24 Ore, l’Irpef «è l’imposta dei record e dei paradossi» perché garantisce la maggior parte delle entrate fiscali dello Stato ma proviene in più di 4 casi su 5 da lavoratori dipendenti e pensionati: cifre alla mano, il 93% dei contribuenti italiani ha un reddito inferiore a 50 mila euro annui ma paga il 60% del gettito totale, mentre il restante 7% di coloro che percepiscono redditi più elevati paga il restante 40%; è molto probabile che l’evasione si annidi nelle fasce più alte e sia compiuta, negli importi più consistenti, non dalla schiera dei lavoratori dipendenti ma da coloro che generano redditi d’impresa o di lavoro autonomo. Nei fatti, prosegue Il Sole 24 Ore, l’Irpef è diventata, dopo 40 anni dalla sua introduzione e con un susseguirsi di tassazioni alternative e cedolari varie, una «imposta sul lavoro dipendente, sulle pensioni e poco più».

Questo complica la ricerca di soluzioni praticabili per arrivare ad una rimodulazione dell’Irpef che eviti distorsioni e non pesi troppo sulle casse statali, che già hanno finanziato con 3 miliardi di euro il taglio del cuneo fiscale già realizzato per il 2020 e con altri 6 miliardi stanziati sulla medesima misura per il 2021, realizzando gli aumenti in busta paga di 1.200 euro annui (100 euro mensili) nelle fasce di reddito in precedenza comprese nel bonus Renzi estendendole anche oltre il precedente limite reddituale di 26.600 euro; chi ci guadagna di più sono proprio le fasce di poco superiori a questa soglia e fino ai 30 – 32 mila euro di redditi annui. Anche per questo ora bisogna pensare anche agli altri contribuenti, come il Governo ha infatti annunciato.

Bisogna poi tener conto delle varie agevolazioni già esistenti, a partire dalle detrazioni per lavoro dipendente, per il coniuge ed i familiari a carico, fino a contemplare l’esenzione Irpef per la prima casa ed i vari bonus 2020 come quelli sulle ristrutturazioni edilizie. Un segnale è già arrivato con le detrazioni sulle spese mediche, che saranno consentite solo se effettuate con pagamenti tracciabili, ad eccezione di quelle del servizio sanitario nazionale o degli acquisti in farmacia; ma adesso, a legge di Bilancio ormai varata, è difficile intervenire nuovamente su questo fronte e tagliare ulteriormente le misure esistenti oppure di introdurne di nuove in corso d’anno.

Certo è che la nuova Irpef che sta prendendo forma sui tavoli del Governo sarà diversa da quella attuale : gli scaglioni e le aliquote verranno riformulati, e ciò avverrà molto probabilmente con meccanismi “morbidi” analoghi a quelli attuati la scorsa settimana per gli aumenti in busta paga per evitare gradini e così evitando “maxi fasce” come quella attuale, davvero ampia, che va dai 28 ai 55 mila euro di reddito per il terzo scaglione Irpef (oggi con la pesante aliquota del 38%). All’interno di questa vastissima platea esistono situazioni notevolmente differenziate e che non potranno ricevere il medesimo trattamento fiscale, pena il venir meno degli stessi obiettivi dichiarati nel programma di governo, che dovrà anche pensare a come garantire un sostegno adeguato ai meno abbienti, coloro che oggi percepiscono meno di 8 mila euro di redditi annui e non possono beneficiare delle detrazioni fiscali; per loro si sta già pensando a qualche forma di “imposta negativa” o credito di imposta da rendere spendibile per gli acquisti essenziali, magari incrementando gli accrediti sulle carte prepagate già previste.



Fonte : La Legge per Tutti